martedì 5 giugno 2007

La simbologia del logo


Il simbolismo legato alla scelta del logo di questo blog non è per nulla casuale.
Il muro rappresenta la separazione imposta, la ghettizzazione dei brutti da parte di una società che non ci vuole, il cui obiettivo è nasconderci, relegando i nostri volti dietro un muro che è più reale che virtuale, dove ogni pietra rappresenta una discriminazione, un’offesa, una rifiuto, uno schiaffo, una violenza psicologica, un’opportunità negata.

Il muro è anche il nostro aspetto esteriore, percepito come barriera insormontabile e un limite nei rapporti interpersonali, sia affettivi che professionali, oltre al quale gli altri non sanno e non vogliono andare.

La catena rappresenta la nostra condizione, come un fardello dal quale non possiamo liberarci, e nel simbolismo antico, il significato di imprigionamento e schiavitù.
Nella sua accezione di forza, tenacia, resistenza, la catena raffigura anche l’impegno e la veemenza che metteremo nel portare avanti le nostre ragioni, tese al riscatto sociale e alla rivalsa della categoria tutta, laddove per brutti si intendono anche i diseredati, i diversamente abili, i malati e tutte le categorie che non rispondono ai canoni imposti dalla cultura purulenta e infetta del bello-sano-arrogante-e-vincente-ad-ogni-costo.
La catena come arma, infine, per colpire metaforicamente ogni riprovevole episodio che riterremo degno di essere castigato.
Ma la catena pende dall’alto, perché benchè legati ad essa e separati da un muro, noi vogliamo arrampicarci per osservare al di là. In cima al muro per vedere e per farci vedere.
Dall’alto si ha una visuale migliore, ma è partendo dal basso che inizieremo a dare le prime picconate.

Infine la scelta volutamente gioiosa e giocosa dei caratteri di scrittura, come un murales coloratissimo, perché alla sofferenza imposta da una natura matrigna, noi vogliamo rispondere sempre con un sorriso e con simpatia.

Gridiamo con forza il nostro diritto ad esistere e cerchiamo un contatto con chi (fra i belli) è svincolato da preconcetti.

Per questo servono le vostre segnalazioni, le vostre storie e le vostre denunce. Potrete scrivermi all’indirizzo mail riportato nell’header del blog. Con il vostro consenso, le pubblicherò volentieri.

Battezzateci per quello che siamo, basta con i patetici artifizi verbali per edulcorare la realtà: Siamo brutti, non chiamateci più “belli dentro” .


Prossimamente: Il Manifesto del blog

3 commenti:

webmaster ha detto...

Ricevo e pubblico con molto piacere un commento inviatomi via mail a unbruttoblog@gmail.com:

Guarda, io sarò più miseramente utilitaristico di te, ma a mio avviso, facendo di un "minus" il leit motiv ed il nerbo del movimento, rischi sempre, lo ripeto, di limitare il tuo bacino d'utenza.

Piuttosto io, ça va sans dire, nell'ottica di fondare un
movimento del quale poi stampare un organo di movimento politico dal
quale vilmente ottenere ricche prebende statali- la butterei sull'
"ingiusta esclusione"... anche il "perdente", complici i classici, la
prosopopea cristiana e il decadentismo ha un suo fascino, a patto che nella sconfitta sia "bello", almeno nello spirito e comunque ove non lo
sia nel corpo, sorvolando abilmente sulla caratteristica. Pochi, a mio
avviso direbbero "io sono escluso perchè bruttarello" moltissimi
sarebbero disposti a dire "sono escluso perchè non sono figlio di, non ho santi in paradiso etc."

L'alibi ha sempre un gran mercato, soprattutto nell'italiche plaghe.
Insomma, come competitività sul mercato dell'easy of doing business, statistiche alla mano, siamo 82esimi nel mondo, prima -sì- di Bangladesh, Sri Lanka e Kirgyzystan (anche se di poco) ma ben dopo ubertose e felici
plaghe quali Serbia, Nicaragua, Montenegro, Bulgaria. In Estonia 16 anni fa facevano le file per il pane di sovietica memoria, ora Tallin è interamente cablata, ti siedi ad un caffè in piazza, o su di un prato, apri il pc e zac! connesso! gratis! Non parliamo poi dell'economia o della cultura, ove prendiamo dagli ex nipotini di Stalin merda a tutto andare.

Fatto 100 il reddito medio europeo, nel 1955 il reddito italiano era 37, nel 1996 107, oggi 96... in italia, rispetto alla media dei paesi europei, un ricco ha 1l 300% di possibilità in più di rimanere ricco, e un povero il 70% di probabilità in meno di non esserlo più. Il 65% dei giovani imprenditori sono a loro volta figli di imprenditori, ma il
nostro parlamento ha più membri del congresso usa e della Duma messi
insieme etc etc... insomma una plaga ridente felice e latore di ricche messi per chi riesca ad intercettare una protesta
sociale ancor sommessa, ma che spinge quieti 30enni a solidarizzare con l'estremismo armato anzichè, come 10 anni fa, sognare il club med di Malè.
la protesta è un ricco passe partout per ubertose messi, per chi dalla rabbia degli esclusi sappia forgiare le chiavi del futuro...

Anonimo ha detto...

Sono affascinata e anche un po' spaventata...ma dove sono capitata?

Anonimo ha detto...

Perdindirindina e Perdincibacco, Diego! Integralmente me l'hai pubblicata! Occhio che poi mi convinco di dire cose sensate...

Ciao!

A.