venerdì 9 maggio 2008

A sua immagine


In questa serata di maggio inoltrato, che fa da preludio ad un’estate speriamo non troppo torrida, mi osservo allo specchio e inizio a parlare con me stesso. Mi capita sovente, essendo una delle poche persone di cui sopporto la compagnia.
E poi mi aiuta molto, è l’unica occasione che ho di favellare con qualcuno brutto almeno quanto me.
Stasera in particolare mi vedo più ripugnante del solito: Barba pungente e incolta di una settimana, da perfetto guerrigliero Afghano di etnia Pashtun; capelli arruffati, unti e traboccanti di poltiglia forforosa; alito disboscante, in virtù di una doppia bruschetta all’aglio appena divorata per cena; ascella batteriologica, derivante da 5 giorni di sudore, malanni e mancanza di una doccia che – da sola – non basterebbe comunque a restituirmi al mondo civile (se mai sia quello il mio mondo). Questo è solo il "di più" rispetto ad uno standard già notevolmente deficitario.

Noi brutti abbiamo questo grande vantaggio sui belli. Loro devono essere sempre perfettini, anche quando sono in casa a grattarsi le palle, il loro grattarsi lo devono fare comunque nel rispetto della loro bella faccina, con i capelli in ordine, ben profumati, ben vestiti, la barba sempre impeccabile (anche le donne), il sorriso splendente. Noi brutti non dobbiamo portare rispetto a nulla, come la natura non l’ha avuto con noi.
Pertanto, io ergo il mio disgusto a vessillo e lo sbatto in faccia alla gente, nutrendomi del loro disprezzo e dei loro sguardi di schifo.

Il mio blog è la mia estensione: solo ed incompreso, disilluso e dimenticato, anonimo e dispersivo, folle e lungimirante.

Molte volte avrei voluto liberarmene come molte volte vorrei farlo con me stesso, ma poi torno li a curarlo, come faccio ogni tanto con la mia anima, come in questa sera perfetta.
Io, lui, musica malinconica in sottofondo, e la nostra bruttezza.

C’è chi sostiene che sono bravo a scrivere e che dovrei sfruttare questo presunto "talento". Io mi schernisco e non ci bado, ma forse dovrei iniziare a pensarci sul serio. Anche perché – se la mettiamo sul talento – non so suonare, se escludiamo il clacson della macchina, non so cantare, non so dipingere, in quanto a donne lasciamo perdere e difficilmente credo che supererei il provino per giocare con i professionisti americani del basket.

Per cui, temo, non mi rimane altro che la scrittura per tentare di non essere un pezzente per il resto della vita. Sempre meno improbabile del Superenalotto, dannazione a lui!

13 commenti:

Anonimo ha detto...

Non sei nè solo nè incompreso: ci sono qua io, che mi rispecchio in tutto quello che hai detto (ascelle commosse, forfora e alitosi comprese). Io, che non curo il mio corpo, ma tento di abbellire la mia anima, quasi come -anzi, è proprio così- per compensare la mia deficienza fisica. Dicono anche a me che so scrivere bene e che dovrei sfruttare questa dote, ma dall'alto della mia decadenza fisica e spirituale rispondo con un semplice: "Non me ne tiè".

unbruttoblog ha detto...

Grazie per la solidarietà, Soroll. Se penso alla mia vita sono assolutamente certo di essere in credito con la sorte, e allora pretendo, prima o poi, di venire risarcito. Ok, sono una lurida cloaca, però il diocane almeno non poteva compensare con qualcos'altro? Che ne so... poteva farmi nascere miliardario o poteva mettermi nelle condizioni di diventare ricco per i cazzi miei in virtù di un talento straordinario nello sport, nell'arte, nelle truffe... Invece un cazzo di niente. Conduco una vita di merda, un lavoro sempre uguale e anonimo, sono un pezzente e suscito disgusto. E come hobby scrivo stronzate sul web.
Era meglio morire da piccoli...

Anonimo ha detto...

Come tutte le cose astratte, la giustizia non esiste. Non esistendo dio -vabbè, diciamo che non esiste dio secondo la nostra concezione antropomorfa-, non esiste la giustizia divina, per cui tutto è affidato al caso, non esiste alcun essere misericordioso che possa ricompensare le nostre sofferenze, consolarci o riscattarci. Rimane la solidarietà, l'unica forza che può darci, se non un'occasione di riscatto, per lo meno una magra consolazione.

Anonimo ha detto...

Almeno voi sapete scrivere... io nemmeno quello.

Anonimo ha detto...

A cosa serve saper scrivere e non riuscire a materializzare questa dote? è come saper tessere ma non avere l'inventiva di organizzare l'ordito e la trama per ottenere un tessuto. Fidati, è più una beffa, in questo caso, che un dono.

webmaster ha detto...

dipende sempre da quello che vogliamo farci con la nostra presunta dote. In questo Paese di merda, che ripudio e rinnego per mille ragioni, per farsi pubblicare qualcosa bisogna o aver commesso qualche crimine (più esso è grave, maggiori possibilità ci sono di trovare un editore) oppure aver partecipato ad un reality.

In buona sostanza, saper scrivere non è così importante per campare grazie ad un libro. Certo per degli stronzi come noi, le cose non sono altrettanto facili.
Per chi ha un minimo di "vis scriptoria", non è tanto arduo scrivere un libro, la vera impresa consiste nel trovare qualcuno che lo legga e che magari lo segnali a chi di dovere.

La gente leggerà certo più volentieri il libro sulla vita di Costantino Vitigliano o quello sulle barzellette di Totti, che una qualsiasi meditazione scritta da noi.

Pertanto, è meglio se depongo immediatamente le mie velleità di scrittore d'essai, per rimanere un volgare scribacchino che imbratta ogni tanto il suo blog e quello di altre anime in pena come lui.

Anonimo ha detto...

Il problema è che io non sono capace di creare una trama per un racconto lungo. e poi, ogni volta che comincio a scrivere, mi scoccio. Insomma, sono inadatto a scrivere romanzi...e poi, come hai detto tu, la consapevolezza che ormai i lettori sono un pubblico di nicchia - o di minchia, come disse Aldo Baglio-, non fa altro che deprimere la mia vena scrittoria. Chi pensa di campare con la scrittura è un pazzo, al giorno d'oggi, al meno che non si scrivano best-sellers dal calibro di "Il codice da Vinci": forse solo nel genere giallo-sci-fi-fantastico ecc. si trova ancora un pubblico "di massa".

Anonimo ha detto...

O, come hai detto, tu, bisogna essere calciatori e attori famosi, o comici, per tirar su 100 pagine di mera autobiografia, o una raccolta di battute e barzellette. La gente si fa attrarre dal nome in copertina e da contenuti poco impegnativi. Ormai esiste una sorta di cultura pop-da discount nella letteratura...

webmaster ha detto...

Non mi metterei mai nemmeno a pensare la trama di un romanzo. Non è il mio genere come lettura, non lo è nemmeno come scrittura. Mi annoiano, mi ci perdo subito. Uniche eccezioni: "il nome della Rosa" di Eco e "io uccido" di Faletti.

Eppure io ancora oggi non so spiegarmi come le storie di qel frocetta di Harry Potter abbiano avuto un successo planetario. A volte mica ci vuole tanto. Quella zoccola che ha ideato la saga del maghetto faccia-di-merda, prima era una pezzente morta di fame come me, adesso si pulisce il culo con le banconote da 200 sterline e si fa la lavanda vaginale con Chanel N° 5, porcodio.

Anche a costo di pubblicarmelo da solo, mi piacerebbe prima o poi vedere qualcosa di mio sugli scaffali di una libreria, ma vedrai, con il culo che ho il mio libro avrà un grandissimo successo, ne parleranno in tutto il mondo e venderò milioni di copie. Peccato che quando succederà, sarò già morto da almeno 2 lustri.
Porcamadonna.

Anonimo ha detto...

Lol, Svevo de noantri XD.

Capitan Harlock ha detto...

ci sono case editrici e contatti che aiutano, certo ci vuole molta fortuna, ma se si vuole scrivere qualcosa di serio e farlo passare per perle ai porci........ consiglio delle belle novelle, che aiuteranno le generazioni future ( almeno spero )

diamond89 ha detto...

le bestemmie si possono anche evitare.

webmaster ha detto...

Dear spammers,
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