martedì 18 marzo 2008

Inchiesta a puntate: Brutti e discriminati, ecco le prove.


II parte: L'anatomia è destino

Tutte le indagini che includono dei parametri di bruttezza e di bellezza dimostrano che la discriminazione nei confronti dei brutti comincia nella prima infanzia. Si tratta di una selezione insidiosa, strisciante, che perseguiterà i brutti per tutta la vita.
In un'indagine dei primi anni Settanta, tre studiose americane dimostrarono che già all'asilo i bambini belli sono considerati migliori dalle maestre e dai compagni, mentre i brutti sono puniti più spesso ed emarginati dal resto del gruppo.
Le cose peggiorano con il passare degli anni e l'arrivo delle pagelle.

Per dimostrarlo le tre ricercatrici si sono basate sulla metodologia introdotta dai sociologi David Landy e Harold Sigall. Un gruppo di insegnanti deve dare un voto a una serie di prove scritte, ma il voto varierà se il documento è accompagnato dalla fotografia dell'allievo.
Per un compito mediocre senza foto il voto è 4,7, ma sale a 5,2 se c'è l'immagine di un allievo attraente e crolla a 2,7 se il candidato è brutto.

Questa regola vale anche per gli insegnanti. Non solo gli studenti tendono a considerare migliore un professore bello, ma hanno in media voti più alti di chi ha un professore poco avvenente, uomo o donna che sia. Come gli studenti, anche i giurati in tribunale sembrano favorire i belli. A parità di crimine, l'imputato con un bell'aspetto fisico sarà condannato a una pena inferiore di alcuni anni rispetto all'imputato meno attraente.

E comunque nelle aule dei tribunali, sul banco degli accusati, ci sono più brutti che belli, come dimostra la recente indagine condotta dai due docenti americani Naci Mocan ed Erdal Tekin del National bureau of Economic research negli Stati Uniti.
Basandosi su un campione di 15mila liceali, i ricercatori hanno seguito il loro percorso dal 1994 al 2002, constatando che i brutti avevano commesso un numero di crimini al di sopra della media nazionale mentre i belli erano decisamente al di sotto. Una delle ipotesi fatte dai ricercatori per spiegare il risultato è, schematizzando: i brutti si sentono emarginati, trovano con più difficoltà un buon lavoro, tendono quindi ad avere dei comportamenti asociali.

Daniel Hamermesh, docente di economia all'University of Texas, è stato uno dei primi ad analizzare l'impatto dell'aspetto fisico sulla carriera e sullo stipendio dimostrando che, a parità di competenze e di posizione, un individuo bello guadagnava in media il nove per cento in più di uno brutto. Una differenza che con il passare del tempo sembra aumentare.
Una recente inchiesta condotta a Londra su un campione di 11mila colletti bianchi under 35 ha dimostrato che adesso il divario è del 15 per cento. Insomma c'è una "penalità di bruttezza" che gli economisti finalmente stanno cercando di quantificare.
(segue)


fonte: liberamente tratto e rielaborato da "Dweb Repubblica", autrice Maria Grazia Meda

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro presidente del nostro Blog Dei Brutti, la Pasqua ti ha portato le 10.000 visite!
Bello, mi piace,molto interessante questo post. Attendo le prossima parte.
Buona Pasqua!

webmaster ha detto...

abbiamo varcato la soglia psicologica delle 10.000 visite in poco più di 9 mesi di vita, questo vuol dire una media di oltre 1.100 contatti al mese. Penso sia un buon risultato ma ancora non sufficiente in termini di partecipazione. Qui siamo sempre i soliti 3 gatti e qualche sparuto anonimo che scrive una volta e poi se ne va...
La terza ed ultima parte dell'inchiesta, tanto veritiera quanto amara, verrà pubblicata domani o tutt'al più martedi.
Saluti e Buona Pasqua, perchè il nostro è un blog di devoti... si devoti al Sacro uso della bestemmia

Anonimo ha detto...

Prima di essere brutti noi, bisogna dire che è brutta la società, il che è peggio. Saluti.

webmaster ha detto...

delle due l'una: se la società è brutta, noi non possiamo rinnegarla in quanto è a nostra immagine e somiglianza. In questo caso, o la società è bella e questo tendo ad escluderlo, oppure la nostra bruttezza è diversa dalla bruttezza della società che ci circonda e in un certo senso ci fagocita.

La contraddizione folle di questa società malata è che esalta canoni estetici di perfezione, in base ai quali se non sei una velina o Brad Pitt sei automaticamente una merda, e poi tende ad un imbarbarimento dei valori, alla sciatteria dei costumi e ad una più generale bruttezza interiore più desolante